81-Il culto della Dea Ragione nella Francia rivoluzionaria
Il culto della Dea Ragione, espressione del radicalismo rivoluzionario anche nel campo religioso, fu un esperimento caratteristico e significativo ma limitato nel tempo e del tutto privo di conseguenze nella storia successiva della Francia. Esso si colloca in quel processo di laicizzazione totale e di scristianizzazione della Francia che si può comprendere tra la fine del 1792 e la prima metà del 1794. Il processo fu caratterizzato da misure sempre più restrittive anche verso i preti costituzionali, dall'adozione del Calendario Repubblicano con i suoi decadì in luogo delle domeniche e la soppressione del nome dei santi, dalle pressioni sui membri del clero, specie i vescovi, a deporre le proprie funzioni, pressione culminate nella rinuncia fatta dallo stesso vescovo di Parigi, Gobel. Fu allora, per sostituire il cristianesimo, che il Comune di Parigi deliberò d'instaurare il nuovo culto, il culto della Ragione, lo "strumento" che aveva permesso ai filosofi illuministi, padri e maestri dei rivoluzionari, di criticare le istituzioni del vecchio regime, aprendo così alla Francia e al mondo il nuovo corso della storia. Elevata perciò a simbolo della Rivoluzione, assurta a dignità di una nuova fede, si stabilì che il culto della" Dea Ragione senza preti" avesse luogo nella cattedrale di Notre-Dame e che una festa repubblicana vi fosse celebrata ogni decade, presenti il sindaco e tutti i funzionari pubblici, nel corso della quale si sarebbero lette le Dichiarazioni dei Diritti, la Costituzione, commentati i fatti gloriosi delle armate al fronte, le azioni più rimarchevoli verificatesi durante la decade, illustrate le questioni maggiormente utili al bene pubblico, eseguiti pezzi di musica e cantati inni repubblicani. A una prima festa che ebbe luogo il 10 agosto 1793 nella piazza della Bastiglia, su proposta di Chaumette segui quella solenne del 10 novembre tenutasi in Notre-Dame con grande apparato scenico e dove una celebre attrice dell'Opera, M.lle Maillard, vestita di tricolore, impersonò la "Déesse Raison" mentre i cori del Conservatorio cantarono l'Inno della Libertà di J. Chenier e Gossec. Accolto subito in larga misura nelle province, il culto della ragione ebbe tuttavia, come s'è detto, vita effimera a causa soprattutto dei sospetti ingenerati nel Comitato di Salute Pubblica. Questo credette ravvisare nella campagna di scristianizzazione una manovra estremistica favorita da agenti stranieri e dall'avversione dello stesso Robespierre, membro autorevole della Convenzione, contrario anche per i suoi sentimenti teistici ispirati da Rousseau alla distruzione di ogni religione. Ed eccoci al 18 floreale (7 maggio 1794) e al commosso discorso di Robespierre che nell'illusione di riportare la pace religiosa conciliando in un nuovo credo la morale politica inculcata nelle cerimonie civili ad una morale filosofica, fondamento della virtù privata, doveva inaugurare il culto dell'Essere Supremo e della Natura perché, secondo lui, Natura e Iddio si confondevano. A fugare l'insidioso sospetto che il governo, proclamando il dogma dell'Essere Supremo, potesse fare il gioco dei preti, Robespierre se ne scherniva con tagliente eloquenza esaltando in pari tempo la necessità del nuovo culto che, sostituendosi alle vecchie religioni rivelate, avrebbe favorito la riconciliazione di tutti i francesi nel sentimento comune della pace e della fraternità: "Qu'y a-t-il de commun entre le prêtes et Dieu? Le prêtes sont à la morale ce que les charlatans sont à la médicine. Combien le Dieu de la nature est différent du Dieu des prêtes! Je ne reconnais rien de si ressemblant à l'Athéisme que les religions qu'ils ont faites. A force de défigurer l'Etre suprême, ils l'ont anéanti autant qu'il était en eux... Le prêtes ont créé un Dieu à leur image: ils l'ont fait jaloux, capricieux, avide,cruel,implacable;ils l'ont traité comme jadis les maires de palais traitèrent les descendants de Clovis pour régner en son nom et se mettre à sa place; ils l'ont relégué dans le ciel comme dans un palais, et ne l'ont appelé sur la terre que pour demander,à leur profit,des dîmes,des richesses,des honneurs,des plaisirs et de la puissance. Le véritable temple de l'Etre suprême c'est l'univers; son culte,la Vertu;ses fêtes,la joie d'un grand peuple rassemblé sous ses yeux pour resserer les noeuds de la fraternité universelle,et pour lui présenter l'hommage des coeur sensibles et purs". Chiusosi il rapporto di Robespierre tra i più vivi applausi dell 'Assemblea, ad esso faceva seguito il decreto che, approvato per acclamazione postulava nei suoi primi due articoli: 1°) Il popolo francese riconosce l'esistenza dell Essere Supremo e dell'immortalità dell'anima. 2°) Esso riconosce che il culto più degno dell 'Essere Supremo è la pratica dei doveri dell'uomo In successivi articoli venivano poi precisate le norme del culto consistente in una serie di feste consacrate sia ai grandi eventi della Rivoluzione(14 luglio,10 agosto,21 gennaio e 31 maggio), sia alle diverse entità (Essere Supremo, Natura, Genere Umano, Libertà, ecc.)sia infine alla glorificazione di Virtù civiche e morali quali la verità, l'Amor Patrio, l'odio verso i tiranni e cosi via. Eletto frattanto il 16 pratile presidente della Convenzione, Robespierre presiedé in abito blu e sciarpa tricolore, e con un mazzo di fiori e una spiga in mano, la magnifica festa - scenograficamente curata dal pittore David - in onore dell'Essere Supremo, che si tenne nei giardini delle Tuileries il 20 pratile a. II (8 giugno 1794),giorno della Pentecoste, alla presenza di una folla immensa. Robespierre stesso, quasi sommo sacerdote di una religione nazionale, celebrando solennemente l'Essere Supremo e la Virtù, appiccò il fuoco, con una torcia, a tre enormi figure simboleggianti l'Ateismo, la Discordia e l'Egoismo dietro le quali apparve l 'effige della Saggezza. Nel pomeriggio una cerimonia analoga venne ripetuta al Campo di Marte. Da quel giorno le parole Virtù ed Essere Supremo furono su tutte le bocche. Sui frontoni dei templi le scritte recenti " A la Raison" cedettero il posto a l ' "Etre Suprême" e in omaggio al decreto del 25 germinale le ceneri di J.-J. Rousseau, l'autore della "Professione di fede del vicario savoiardo" vennero trasportate al Pantheon. Col passare dei giorni, tuttavia, man mano che le vittorie militari delle repubblica restituivano fiducia e sicurezza al paese, il culto dell'Essere Supremo- perdurando quello della religione tradizionale - incominciò a languire e a cadere in disuso. La vittoria di Fleurus (27 giugno 1794) segnò la fine non solo del suo pontefice ma del culto stesso, stancamente mantenuto qua e là anche dopo la Rivoluzione del 9 termidoro e la morte di Robespierre, ma spogliato di ogni carattere robesperrista. Ignorato dalla Convenzione che non si preoccupò nemmeno di sopprimerlo, il culto dell'Essere Supremo sarà ripreso, per contrapporlo all'influenza sempre maggiore della religione tradizionale nel 1796-97 da membri della Théophilanthropie (Amici di Dio e degli Uomini),una setta di ispirazione roussoviana, ma con nessun esito. La setta venne soppressa da Bonaparte nel 1802.
la Rivoluzione Francese
Tratto da Storia Illustrata anno 1968, del mese di 133, numero dicembre. Autore: xx