448-QUISLING, dal tradimento alla fucilazione.(L.1°/ V. V)
L' uomo che apri a Hitler le porte della Norvegia.Il norvegese Vidkun Quisling, il cui nome è ancora oggi citato per definire ogni "governo fantoccio" fù l' esempio più clamoroso di collaborazionismo con un nemico invasore. Questa è la sua storia,uno degli episodi meno noti della II Guerra Mondiale.
Un colloquio tra Hitler e Quisling nell' ufficio del Fuhrer alla Cancelleria di Berlino.********* Ci sono nomi di personaggi che, per la fama di azioni com­piute, gloriose o malvagia, di­vengono il simbolo di un deter­minato comportamento delFuomo. Da nomi propri di persona diventano nomi comuni. Si dice è un Maramaldo, un Cesare, un Pico della Mirandola per foto­grafare all'istante un vile che in­fierisce su chi non può più di­fendersi, un potente che tiene in pugno il destino dei popoli, una persona dalla memoria formida­bile.La drammatica epopea della seconda guerra mondiale ha crea­to anch'essa, come tutti i grandi avvenimenti, i suoi neologismi. Ce n'è uno, Quisling, che riassu­me il tradimento di personalità politiche e di avventurieri i quali, per fanatismo ideologico o per cinico ed errato calcolo sulle sor­ti della guerra, aprirono le por­te all'occupazione nazisti o ven­nero a vergognosi compromes­si, ottenendo in cambio un effi­mero posto di comando nel proprio Paese.In realtà, erano la Werhmacht, le SS, la Gestapo. i Gauleiter germanici a dominare spietatamente in Francia, in Norvegia, in Italia. I vari Quisling locali venivano odiati e disprezzati dal­la stragrande maggioranza dei loro compatrioti e non presi sul serio nemmeno dai tedeschi. Vidkun Abraham Lauritz Qui­sling era un ufficiale della riser­va, col grado di maggiore, del­l'esercito norvegese. Nel 1939, al­lo scoppio della seconda guerra mondiale, aveva 52 anni. Era na­to quando il suo Paese faceva ancora parte dello Stato svedese. Solo nel 1905, infatti, la Norve­gia aveva riconquistato la piena indipendenza, dopo quattro secoli di soggezione alla Danimarca e un altro secolo alla Svezia. L'ul­timo re norvegese, Haakon VI, era morto nel 1380. Il nuovo so­vrano fu designato con una vota­zione del popolo. Venne scelto il principe Carlo di Danimarca, fratello di Cristia­no X, re di Danimarca.
****L' ammiraglio RAEDER****************RE HAAKON DI NORVEGIA.******************* Il prin­cipe Carlo salì sul trono di Nor­vegia col nome di Haakon VII, per simboleggiare l'attaccamento di questo civilissimo popolo alle tradizioni e alla libertà. Durante la prima guerra mon­diale la Norvegia era rimasta neutrale. Negli anni Venti e Tren­ta la sua economia compì note­voli sviluppi, per la laboriosità degli abitanti e per l'avvio di ri­forme sociali nel campo dell'oc­cupazione e dell'assistenza pub­blica e nella ripartizione dei red­diti. Da decenni questo Stato scandinavo, di 325.000 chilometri quadrati e con tre milioni di abitanti, è all'avanguardia, assieme ad altri Paesi nordici, nella rea­lizzazione di un'autentica demo­crazia, dove il re si comporta pri­vatamente come qualsiasi altro cittadino e il fervore dell'inizia­tiva privata è temperato da una serie di leggi che salvaguardano la condizione degli umili. Una sinistra ipoteca gravava però, sin dalla fine della prima guerra mondiale, sulla Norvegia, senza che essa se ne rendesse conto. Dopo la sconfitta degli Imperi Centrali nel 1918 la Ger­mania cominciò presto a sogna­re la rivincita. I segreti disegni del vecchio Stato Maggiore prus­siano divennero il fanatico pro­gramma di Hitler, asceso al potere nel 1933. La preparazione germanica ad un nuovo conflit­to comprendeva lo studio minu­zioso delle cause che avevano de­terminato il precedente insucces­so. La Marina tedesca teneva fisso lo sguardo al Nord. Era sta­to il blocco navale inglese, in definitiva, a strangolare la poten­za bellica degli Imperi Centrali e a fiaccare la resistenza delle popolazioni. Per battere la Gran Bretagna occorreva rimediare al­l'handicap della situazione geo­grafica, aprire una larga breccia nel Mare del Nord tra la Nor­vegia e l'Inghilterra, uscire libe­ramente nell'Oceano Atlantico con le squadre navali di super­ficie e con le torme di sommergi­bili. La tattica del blocco avreb­be potuto così invertirsi: sarebbe stata l'Inghilterra a subire l'as­sedio militare e della fame. Non era sufficiente, però, una Norvegia neutrale. Dall'estremità settentrionale della Scozia, alle isole britanniche Shetland e fino al limite delle acque territoriali norvegesi, gli inglesi avrebbero semibloccato - come infatti ac­cadde all'inizio della seconda guerra mondiale - il Mare del Nord, il varco all'Oceano, con sbarramenti di mine e intense perlustrazioni navali e aeree. L'ammiraglio Raeder, capo della flotta tedesca, nell'ottobre del 1939, un mese dopo l'inizio delle ostilità, avvertì Hitler che era as­solutamente necessario procurar­si basi in Norvegia, da cui scar­dinare il blocco inglese. Esisteva poi un altro motivo di preoccupazioni per la Germania. I preventivi del primo anno di guerra contemplavano il consu­mo di quindici milioni di ton­nellate di ferro, undici dei quali sarebbero stati forniti dalla Sve­zia, neutrale come la Norvegia. D'estate e negli altri periodi a clima temperato, i carichi di mi­nerale ferroso potevano arrivare in Germania dai porti della Sve­zia meridionale attraverso il si­curo Mar Baltico, sbarrato al na­viglio britannico; ma in inverno i ghiacci avrebbero precluso que­sta via d'acqua e l'enorme quan­titativo di prezioso ferro avrebbe dovuto essere incanalato con car­ri ferroviari dalla Svezia al por­to norvegese più vicino alle mi­niere, Narvik, quasi all'estremità settentrionale della Norvegia; e di qui, con piroscafi, trasportato in Germania, seguendo la lun­ghissima costa occidentale della Scandinavia e mantenendosi nelle acque territoriali della Norvegia per quasi tutto il percorso. Ma se fossero stati gli inglesi ad occupare preventivamente del­le basi in Norvegia, cosa sarebbe accaduto ai trasporti tedeschi di ferro durante l'inverno? Senza contare che un'eventuale mossa britannica in questo senso avreb­be annullato anche i piani della marina germanica di sfondare lo sbarramento del Mare del Nord e raggiungere in gran forze l'O­ceano Atlantico. Hitler nei primissirni mesi di guerra riconosceva l'importanza del problema norvegese per la Germania, ma si dimostrava titubante sull'opportunità di un'a­zione a breve scadenza. Dopo la folgorante, brutale vittoria nazi­sta in Polonia, il conflitto era entrato in quella prudente fase nel settore terrestre e aereo che Churchill ha definito « guerra in sordina». Lungo le linee.Maginot e Sigfrido gli avversali si fronteggiavano con le armi al piede, osservandosi a vicenda, come se le ostilità non fossero state ancora dichiarate. Hitler sperava di indurre gli inglesi ad un compromesso, alla pace prima di combattere. Gli alleati non erano pronti ad operazioni impe­gnative. Un fatto nuovo e l'entrata in scena del personaggio Quisling diedero man forte alla marina tedesca per aumentare la pressione su Hitler. Il 30 novembre 1939 l'attacco sferrato dalla Russia alla Finlan­dia sconvolse l'equilibrio della si­tuazione scandinava e suscitò gra­vi preoccupazioni negli anglo­francesi. A quel tempo, esisteva un accordo tra Russia e Germa­nia, in forza del patto Ribbentrop-Molotov, firmato il 23 ago­sto 1939 e che aveva condotto alla spartizione della Polonia tra na­zisti e sovietici. Gli anglo-france­si cominciarono ad organizzare un corpo di spedizione che avrebbe dovuto portare aiuto al­la Finlandia, attraversando la Norvegia e la Svezia. Questa azione minacciava di mettere sot­to controllo alleato le miniere svedesi e le linee di comunica­zioni lungo le quali i minerali ferrosi arrivavano alla Germania. Il pericolo fu sottolineato da Quisling nei suoi colloqui segreti con esponenti della classe dirigen­te germanica. Era l'occasione buona che il traditore norvegese aspettava. Da anni questo ambi­zioso personaggio tramava ai danni della sua patria, in com­butta con Alfred Rosenberg, il teorico del razzismo, che sogna­va un « impero nordico », in cui gli scandinavi « di razza pura » sarebbero stati governati da na­zisti norvegesi e svedesi, sotto il supercontrollo della Germania, nel nuovo « ordine » mondiale concepito dalle folli ideologie del Fuhrer.Quisling era il classico esem­plare di un'epoca disorientata dalle conseguenze della prima guerra mondiale, dalla rivoluzio­ne bolscevica in Russia, dalla conquista del potere da parte del fascismo e del nazismo, dalle in­certezze del sistema democratico in crisi, dal trionfo dei metodi dittatoriali, dai miti della forza, dell'efficienza, della razza. Va ag­giunto che, fin dalla prima guer­ra mondiale in una parte della popolazione norvegese era diffusa una certa simpatia verso la Ger­mania. Durante il conflitto 1914-18 migliala di bimbi tedeschi fu­rono ospitati da famiglie norve­gesi. In buona fede, il democra­tico governo di Oslo aveva accet­tato intensi rapporti culturali con la Germania, anche dopo l'avvento di Hitler. Scienziati, conferen­zieri dei più vari argomenti, can­tanti, attori tedeschi si recavano in Norvegia. L'inganno fu possibile anche per i rapporti non sempre distesi tra la pur democraticissima Norvegia e l 'Inghilterra: piccoli at­triti di vicinanza, gelosie popola­ri, conflitti d'interessi dei pesca­tori nel Mare del Nord e del­l'Atlantico.Quisling era approdato al na­zismo dopo una gioventù brillan­te e avventurosa. Nato in una famiglia di contadini, era entrato nell 'Accademia militare norvege­se, affermandosi subito come il primo dei corsi. Fu scelto per l'impiego più difficile e delicato, quello di addetto militare d'am­basciata. Giovanissimo, lo man­darono alla sede diplomatica nor­vegese a Pietroburgo. Vide lo scoppio della rivoluzione bolsce­vica, ne rimase fortemente colpi­to, volle rimanere a lungo in Russia anche per aiutare Fridtjof Nansen, il famoso esploratore e filantropo norvegese che vi si tro­vava per una generosa opera d'assistenza durante la carestia del 1921. Tornato in Norvegia, Quisling propose al partito laburista di creare una « Guardia Rossa »; ma i socialisti norvegesi, pur fa­cendo parte allora del Comintern, scorgevano molto bene il confine tra democrazia e metodi dittatoriali. Respinsero il proget­to e tennero Quisling al largo del partito laburista. La popolarità che circondava l'ex-assistente di Nansen era tut­tavia tale che Quisling nel 1931 fu designato a reggere il ministe­ro della difesa. Occupò la presti­giosa carica fino al 1933. Lasciò il servizio appunto nell'epoca del­l'ascesa di Hitler al potere. Se la rivoluzione bolscevica aveva im­pressionato Quisling, il forsennato estremismo del nuovo profeta tedesco affascinò letteralmente l'animo dell'inquieto ufficiale nor­vegese, portato dal suo tempera­mento ad ammirare gli atteggia­menti da dominatore, il bisturi della forza nella soluzione dei problemi, i miti di un'« epoca nuova », le eterne illusioni di co­struire una specie di « superuomini ». Nella primavera del 1933 Quisling fondò un partito nazi­sta norvegese, l'Unione Naziona­le, ma fu battuto nelle elezioni per il Parlamento. Si gettò allora in braccio alla Germania di Hit­ler e di Rosenberg. Divenne con­fidente segreto del filosofo del nazismo. I numerosi incontri al­manaccarono sui loro vaneggia­menti di costruire « l'impero nor­dico ». Quando la Marina germanica che, come si è visto, covava da tempo l'intenzione d'impadronirsi di basi norvegesi, cominciò ad al­larmarsi per il progetto anglo­francese di inviare un corpo di spedizione in Finlandia attraver­so la Scandinavia, Rosenberg mandò all'ammiraglio Raeder un memorandum, spiegandogli di avere un uomo molto fidato, che poteva essere utile per il « piano Norvegia ». Raeder volle conoscere perso­nalmente Quisling; l'incontro av­venne l'11 dicembre 1939 a Ber­lino; il cospiratore norvegese vi si recò con un suo connazionale,un altro traditore, l'uomo d'affa­ri Viljam Hagelin, che per mo­tivi professionali trascorreva lun­ghi periodi in Germania. Qui­sling espose un vero e proprio progetto di occupazione tedesca della Norvegia, indicò i porti, le stazioni ferroviarie, i nodi stra­dali e gli altri punti nevralgici da conquistare subito; vantò larghe aderenze in seno all'esercito nor­vegese; affermò che il re si sareb­be rassegnato al fatto compiuto; propose la sua candidatura ad un nuovo governo, amico fedele del­la Germania. L'ammiraglio rimase vivamen­te impressionato dei dati tecni­ci forniti da Quisling e, dopo tre giorni, ottenne di presentarlo a Hitler. Il Fuhrer ascoltò lunga­mente, con estrema e diffidente attenzione, lo strano personaggio norvegese. Volle rivederlo altre due volte, nel giro di cinque gior­ni. Infine disse: « Va bene, è una persona sicura ». Hitler ave­va però qualche esitazione anco­ra. Bisognava essere ben certi che gli inglesi volessero prevenire i tedeschi nell'occupare basi in Norvegia; altrimenti era meglio attendere, non provocare la po­tenza navale britannica, tanto più che in seno alla stessa Marina te­desca stavano sorgendo polemi­che: non era forse preferibile mantenere la neutralità norvege­se, anche per non compromettere le ipotesi di una pace vicina? Hitler diede comunque ordine di versare a Quisling duecento­mila marchi oro per la propa­ganda antinglese e filonazista in Norvegia, con la promessa di ulteriori sovvenzioni. E dispose che, ad ogni buon conto, lo Sta­to Maggiore preparasse, in tutti i particolari, con la supervisione personale del Fùhrer, un nuovo piano per l'occupazione della Norvegia, tenendo conto anche dei suggerimenti dati da Quisling. Le ultime incertezze di Hitler caddero il 17 febbraio 1940, quando su ordine di Churchill, allora Primo Lord dell'Ammira­gliato, il cacciatorpediniere Cossack catturò in acque territoriali norvegesi la nave tedesca Altmark, carica di 299 prigionieri britannici, marinai di unità af­fondate dalla corazzata tascabile Graf Spee, che furono tutti libe­rati. La Norvegia si limitò ad una vibrata protesta a Londra per la violazione delle proprie acque territoriali. Hitler si con­vinse che mai i norvegesi si sa­rebbero opposti con le armi ad un'occupazione britannica; pensò che la stèssa cosa sarebbe avve­nuta contro uno sbarco tedesco. Ordinò di accelerare l'appron­tamento dei piani « Weserubung » (così era indicata, in linguag­gio convenzionale, l'operazione Scandinavia). E poiché gli par­ve di avvertire qualche resisten­za passiva da parte dello Stato Maggiore, scelse all'improvviso il comandante della spedizione: il generale Nikolaus von Falkenhorst, che aveva combattuto in Finlandia nel 1918 e che in quel momento era a capo di un cor­po d'armata sul fronte occiden­tale. La scelta indignò Keitel, Jodl, Brauchitsch, lo stesso Gòring e altri pezzi grossi delle for­ze armate. Von Falkenhorst non aveva mai visto Hitler; non ave­va un'idea di come fosse fatta la Norvegia dal punto di vista mi­litare. Il Fuhrer, nel primo col­loquio svoltosi il 21 febbraio, dis­se a Falkenhorst: « Entro stase­ra portatemi un vostro piano per conquistare la Norvegia ».L'esterrefatto generale, che nel suo diario si è rivelato peraltro una persona dotata di spirito e di spregiudicatezza, andò a com­perare una guida turistica, si re­cò in albergo, studiò la cartina della Norvegia, tornò da Hitler e disse: « La cosa è molto sem­plice: si tratta di occupare di sorpresa Oslo, Stavanger, Ber­gen, Trondheim e Narvik, cioè i cinque porti, principali della Norvegia. Mi basta una divisio­ne per ogni porto. Tutto qui ». Il Fuhrer rimase entusiasta del­la semplicità del piano. « Ed ora » commentò, « mettetevi al lavoro per preparare tutti i par­ticolari ». Lo congedò confer­mandogli un importante segreto, al quale aveva accennato nel colloquio precedente: l'operazione Norvegia sarebbe stata abbinata alla conquista della Dani­marca, anch'essa neutrale. Il 12 marzo parve sorgere un nuovo intoppo nei progetti di oc­cupare la Norvegia: l'improvvi­sa capitolazione della Finlandia di fronte alla Russia fece cadere il piano di inviare un corpo di spedizione attraverso la Scandi­navia e tolse alla Germania un fondato motivo, non solo davan­ti all'opinione pubblica mondia­le, ma anche sotto il profilo del­l'opportunità militare e politica, per invadere la Norvegia. Il fal­limento della missione del sot­tosegretario di Stato americano Sumner Welles inviato da Roosevelt a esaminare con Hitler le condizioni per far tornare la pa­ce in Europa (gli Stati Uniti non erano ancora scesi in guerra) de­terminò nel dittatore nazista la decisione di rompere ogni indu­gio e di scatenare l'offensiva con­tro la Francia e la Gran Bretagna. Prima, però, occorreva oc­cupare la Norvegia e la Dani­marca, il Belgio, l'Olanda e il Lussemburgo in due distinte fasi. L'operazione Danimarca-Nor­vegia venne fissata per l'alba del 9 aprile. L'ora di Quisling e, dei suoi compiici, un pugno di gio­vani esaltati e di criminali riso­luti a tentare l'avventura, si avvicinava. Invano segnalazioni dei servizi segreti anglo-francesi in Germania e delle legazioni nor­vegese e danese a Berlino tenta­rono di mettere in guardia i go­verni di Oslo e di Copenaghen ai primi d'aprile. La sera del giorno 8, cioè alla vigilia della data per la quale era stato in­dicato l'arrivo dei tedeschi, il re di Danimarca si recò a teatro. La Danimarca fu conquistata in poche ore. Perirono soltanto alcuni soldati della guardia del sovrano. Il settantenne Cristiano X di Danimarca, fratello di Haakon VII di Norvegia, rinun­ciò a resistere e disse di voler salvare la sua patria da altre sciagure. Un motivo determinan­te del cedimento fu che i danesi si rendevano conto che il loro Paese era troppo piccolo, troppo debole e troppo pianeggiante per tentare una valida difesa strate­gica contro i carri armati tede­schi. Inoltre il carattere della po­polazione era quanto mai pacifi­co e mite. Una vera Resistenza partigiana cominciò soltanto do­po quattro anni di rassegnata sopportazione.
Le prime colonne motorizzate tedesche entrano a Oslo il 9 aprile 1940.Quisling stesso preparò l' invasione.*********** In Norvegia la fase critica del­l'attacco nazista fu complicata da un grave equivoco. I rapporti di Oslo con Londra erano non sere­ni da diverso tempo. I norvegesi che in precedenza - pochi giorni prima della capitolazione finlan­dese di fronte all'URSS - aveva­no respinto la richiesta segreta franco-britannica di lasciar libero il passaggio al corpo di spedizio­ne allestito per aiutare la Finlandia, temevano che gli inglesi vo­lessero minare le acque territo­riali norvegesi per bloccare i ri­fornimenti di ferro alla Germa­nia. In effetti, Churchill aveva or­dinato di minare l'accesso ai porti norvegesi proprio l'8 apri­le. Il governo britannico rimase a lungo dubbioso se il movimen­to di navi tedesche notato fin dai primi del mese fosse soltanto il preparativo di reazione alla mos­sa inglese, che prevedeva anche sbarchi, o l'inizio di una vera e propria occupazione germanica, come avvertivano - con « fughe » di notizie - persino taluni tede­schi contrari all'impresa. Churchill nella sua storia della seconda guerra mondiale afferma - comunque - che la Germania agì con « sorpresa, spietatezza e precisione ». Invano re Haakon VII, l'esercito, il popolo tutto in­sorsero contro gli invasori nazi­sti. E invano navi e aerei britan­nici intervennero per tentare di impedire io sbarco. Né servì a cacciare i tedeschi una successi­va spedizione anglo-franco-polac­ca a Namsos, ad Andalsnes, a Narvik, aiutata da truppe nor­vegesi. L'8 giugno 1940 gli ulti­mi reparti alleati furono costretti ad abbandonare la Norvegia, ri­cacciati in mare dalla tremen­da efficienza della fanteria da sbarco, dell'artiglieria da montagna e dell'aviazione germanica. Negli stretti fiordi, tra i boschi, su terreni scoscesi e coperti da neve altissima e in mezzo a tem­perature rigidissime, la gioventù hitleriana diede, una terribile pro­va di energia e fanatica devozio­ne. La campagna di Norvegia re­sta, assieme alla conquista della Polonia, l'esempio di cos'era la potenza della macchina bellica germanica nelle prime fasi della guerra. Le perdite dei tedeschi furono di 1317 morti, 2375 di­spersi, 1604 feriti. Quelle alleate ammontarono a circa 5000 uomi­ni. Re Haakon andò esule in In­ghilterra, dove rimase per cinque anni, col suo governo. Intanto, il 10 maggio, era co­minciata l'invasione del Belgio e dell'Olanda, ultima fase del pre­ludio al grande attacco alla Fran­cia e alle forze britanniche di­slocate nell'Europa continentale. Finiva la guerra in sordina. La conquista della Norvegia fu un grosso successo tedesco, ma le for­ze navali germaniche di superfì­cie ne uscirono decimate, tanto da non essere più in grado di contribuire a risolvere quello che Churchill chiamò « il supremo problema »: l'invasione della Gran Bretagna.
Quisling in una foto del 1940, nei giorni in cui alla testa di un gruppo di traditori attendeva l' invasione delle tuppe di Falkenhorst.********** In quanto a Quisling, egli do­veva fare ancora molto male al suo paese. Ciò accadde nella se­conda fase dell'operazione tedesca, dal 1942 in poi. All' inizio dello sbarco germanico le cose andarono pessimamente per il traditore norvegese.Le sera del 9 aprile 1940, il primo giorno dello sbarco, QuisIing uscì finalmente dall'ombra parlando alla radio per invitare l'esercito e la popolazione a non opporsi all'arrivo delle forze germaniche. E si autoproclamò senz'altro capo di un nuovo gover­no collaborazionista. Il discorso mandò su tutte le furie l'amba­sciatore tedesco a Oslo, Curt Brauer, il quale fin dal dicembre del 1939 aveva avvertito invano Berlino che Quisling non andava preso sul serio, perché la sua ve­ra influenza si riduceva a ben poco. Il messaggio radio dell'uomo di Rosenberg ebbe infatti un ri­sultato diametralmente opposto a quello sperato dal governo ger­manico. Se in una parte dei nor­vegesi, frastornati dalla sorpre­sa, vi era ancora qualche esita­zione sul da farsi, le impudenti parole del traditore scatenarono in tutti un senso di vergogna, di rabbia, di determinazione alla di­fesa più disperata. Inutilmente Brauer fece nota­re a Berlino, ancora una volta, che Quisling era una carta sba­gliata. L'ambasciatore dovette re­carsi dal re e chiedergli di ap­provare un governo Quisling. Il sovrano rispose: « Non pos­so ordinare la resa alla vostra in­vasione né nominare primo mini­stro un uomo che non gode la fi­ducia del Paese. In ogni modo non posso decidere da solo. Que­sta è una nazione democratica. Ascolterò il parere del mio go­verno, quello espresso dal parla­mento eletto dal popolo; se il governo accoglierà le vostre ri­chieste, io abdicherò ». Questo colloquio si svolse nella scuola elementare di Elverum, piccola città dove il re e i mini­stri si erano rifugiati fuggendo verso il nord, protetti da com­mandos risoluti a tutto. Il go­verno, all'unanimità, disse no al­la resa e a Quisling. I tedeschi cercarono allora di uccidere il sovrano e i suoi ministri. Un. bombardamento a tappeto di­strusse il villaggio di Nybergsund, dove Haakon VII e il governo si erano successivamente, spostati.
Truppe germaniche a bordo di un incrociatore pronte a sbarcare in un fiordo norvegese secondo il piano Weserubung l' Operazine " Scandinavia".********** Ma il re e il suo seguito si erano già messi in salvo in un bosco, al primo allarme aereo. Lungo una valle impervia, tra la neve altis­sima, si misero in marcia per congiungersi con altri reparti in armi, organizzare la resistenza e aspettare l'arrivo degli inglesi. Il 15 aprile i tedeschi, resisì finalmente conto dell'impopolari­tà di Quisling, lo destituirono. I suoi sostenitori a Berlino vollero però prendersi una malvagia vendetta sull'ambasciatore Bràuer. Il ministero degli esteri lo richia­mò in patria, riversando su di lui la colpa dell'insuccesso politico e costringendolo a ritirarsi dalla carriera diplomatica. Fu manda­to al fronte come soldato sem­plice.In Norvegia i tedeschi nomi­narono un consiglio amministra­tivo, formato da sei persone, tra cui il capo della chiesa luterana, vescovo Èivind Bergraw, e il pre­sidente della Corte suprema, Paal Berg, che si scoprì poi esse­re il capo della Resistenza. Il 24 aprile Hitler mandò in Norvegia un giovane e brutale Gauleiter, Josef Terboven che, servendosi delle SS e della Gestapo con cre­scente ferocia, fu il vero padro­ne dello sfortunato Paese. Nel gennaio del 1942. Terboven, di fronte al fallimento dei tentativi di ottenere una reale collabora­zione dalla classe dirigente nor­vegese, convocò Quisling e lo au­torizzò a formare un governo che, a parole, riuniva in sé i poteri esecutivi e legislativi, ma che in realtà non contava assolutamente nulla davanti ai padroni tede­schi, se non nella delazione dei patrioti e nella caccia ai partigiani. La Resistenza norvegese fu va­lorosissima; tuttavia, anche nel fiero popolo scandinavo il lungo terrore nazista, la fame, l'oppor­tunismo, il malefico fascino del militarismo germanico su una parte dei giovani, le vecchie sim­patie per la Germania aprirono varchi nell'opposizione all'occupatore. Un reggimento di volontari fu incorporato nelle SS. Un reparto andò a combattere sul fronte russo. Si ricostituì, come unico partito consentito, l'Unione Nazionale fondata da Quisling nel 1933.
Una redazione di un giornale clandestino, organizzata a Londra da elementi della resistenza.********* Alla fine della guerra sessantamila persone furono arrestate co­me collaborazionisti, fra cui il fa­moso scrittore e poeta Knut Hamsun, Premio Nobel della lettera­tura. L'epurazione norvegese fu molto severa. Dal 1870 non c'era­no state esecuzioni capitali, ma il governo in esilio aveva emesso un decreto che prevedeva la pe­na di morte per il reato di tradi­mento. Alla Liberazione, trenta norvegesi furono condannati al patibolo: venticinque vennero uccisi, quattro graziati, uno morì in carcere. Hagelin, ministro del­l'interno del governo Quisling fu tra i condannati a morte. Il 1° novembre 1947 c'erano ancora 5300 detenuti politici, in 15 campi di concentrarnento.
Commandos alleati sbarcano alle Spitzbergen nell' agosto del 1941 per distruggervi gli impianti minerari.********* I condannati ai lavori forzati ve­nivano utilizzati in opere agrico­le e di rimboschimento. L'ottantaseienne e sordo Knut Hamsun fu messo dapprima in un ospedale psichiatrico, poi in un asilo di vecchi, infine autoriz­zato a rientrare nella sua casa di campagna; gli vennero sequestra­ti tutti gli altri suoi beni. L'epu­razione norvegese, per quanto se­vera, non commise arbitrii, non ci furono esecuzioni sommarie. Ogni accusato ebbe a disposizio­ne tutti i mezzi per difendersi. Fu una lezione di civiltà e di giustizia dopo gli arbitrii e gli orrori nazisti. Lo stesso Quisling subì un pro­cesso regolare. Il dibattito si aprì nell'agosto del 1945. L'accusa principale era di aver accettato l'aiuto finanziario dei tedeschi e di averli aiutati con consigli nel­l'invasione della Norvegia. L'in­terrogatorio fu minuziosissimo e condotto con grande calma dai giudici. Poiché Quisling diceva di soffrire di amnesie, un medico lo prese sotto le sue cure. L'im­putato tentò di difendersi affer­mando che, mettendosi al servi­zio dei tedeschi, aveva voluto scegliere il male minore: il suo proposito vero era stato quello di frenare la ferocia nazista nel­l'inevitabile invasione, progetta­ta a Berlino da lungo tempo, ed evitare così alla sua patria la sorte del terrore totale, come era toccato alla Polonia.Gli chiesero: « Perché, allora, lei ha insistito pubblicamente presso le autorità germaniche affinchè la repressione contro i partigiani e gli ebrei, fosse più ener­gica? » Non seppe cosa risponde­re.
Quisling tra le bimbe di un organizzazione filo-nazista nel maggio del 1945.Cinque mesi dopo venne fucilato.********* Lo condannarono a morte. Non fu accolta la domanda di grazia, presentata dalla moglie Maria, una russa che Quisling aveva sposato nel 1923. L'esecuzio­ne avvenne il 24 ottobre 1945 nella fortezza di Akershus, me­diante fucilazione. Anche quindici tedeschi furono condannati al patibolo, per cri­mini di guerra. Tre di essi otten­nero la grazia. Il generale von Falkenhorst, che Hitler aveva scelto come comandante della spedizione, comparve davanti ad un tribunale misto norvegese e inglese per aver consegnato alle SS, perché venissero giustiziati, commandos alleati caduti prigio­nieri. Fu condannato a morte, ma la pena capitale venne poi tramutata nell'ergastolo. Il gauleiter Terboven si uccise per non essere catturato. Si ren­deva conto di essersi macchiato di terribili colpe. Sapeva quello che l'aspettava, non ebbe l'animo di affrontare il processo. Pochi, fuori della Norvegia, ricordano oggi il suo nome. Tutti sanno in­vece il significato della parola Quisling, anche se pochi cono­scono l'esatta trama della sua vita.
seconda guerra mondiale
Tratto da Storia Illustrata anno 1968, del mese di giugno, numero 127. Autore: aurelio sangiorgi