La corazzata austriaca "Santo Stefano".**********
All'alba del 10 giugno 1918, la sezione dei MAS 15 e 21, comandata dal capitano di corvetta Luigi Rizzo, che già il 9 dicembre 1917 aveva affondato nel porto di Trieste la corazzata austriaca Wien, incrociava fra le isole di Premuda e di Gruiza dove nottetempo aveva effettuato operazioni di dragaggio.Alle 3,15, leggermente a poppavia del traverso e sulla dritta, Rizzo avvistò una grande nuvola di fumo. Ignorava che si trattasse di navi da battaglia come ignorava che esse fossero uscite da Pola dirette a Cattaro in relazione ad un piano combinato degli Stati Maggiori austriaci che prevedeva, contemporaneamente all'attacco dell'esercito sul Piave, la distruzione dello sbarramento antisom, sistemato con navi e reti, nel canale di Otranto dalla nostra Marina in collegamento con quelle alleate. Senza saperlo, Luigi Rizzo si trovava di fronte al grosso delle forze da battaglia nemiche che si stava trasferendo al sud attraverso i canali della Dalmazia per non richiamare la nostra vigilanza. Rizzo, tuttavia, riteneva che quel fumo non indicasse altro se non unità sottili uscite per attaccarlo.Supposizione logica cui avrebbe dovuto seguire una decisione logica: disimpegnarsi perché l'avversario era più forte.Qualche minuto più tardi il capitano Rizzo constatò che si trovava di fronte due navi da battaglia: la Tegetthoff e la Santo Stefano. All'avvistamento, fece immediato riscontro lo spirito offensivo che animava gli uomini dei MAS. Anziché accostare in fuori, Rizzo mise la prora delle sue due barche sul bersaglio mantenendo bassa la velocità, allo scopo di evitare che i baffi di prora tradissero la sua presenza, ma serrando le distanze il più possibile: intendeva lanciare dall 'interno delle siluranti di scorta e perciò, ad un certo momento, fu obbligato ad aumentare la velocità fino a 12 nodi. La manovra riesce. Il MAS 15 passa di poppa alla seconda silurante della scorta laterale; giunge, senza essere avvistato ad una distanza di circa 500 metri, poco più poco meno; lancia i due siluri contro la corazzata di testa: la Santo Stefano. Neanche ora gli austriaci si accorgono dei MAS, né avvistano le scie dei siluri che colpiscono al centro la loro grande unità. Contemporaneamente, e con manovra autonoma, il MAS 21 (G.M. Aonzo) si portava all'attacco della Tegetthoff, ma uno dei siluri lanciati non si sganciò dalle tenaglie, l'altro non esplose. La Santo Stefano non aveva eseguito alcuna manovra per evitare i siluri. Il cacciatorpediniere austriaco alla sinistra di Rizzo, accortosi del lancio, diresse per tagliare la ritirata al MAS 15, che stava compiendo l'evoluzione, ed a mettersi sulla sua scia ad una distanza da 100 a 150 metri aprendo il fuoco di un sol pezzo con colpi ben diretti, ma leggermente alti che scoppiavano di prora. Per evitare la rettifica del tiro, Rizzo non usò le mitragliere: ma lanciò una bomba antisommergibile, che non scoppiò; una seconda scoppiò invece proprio davanti alla prora della silurante che accostò immediatamente di 90°. Rizzo accostò allora a sinistra, aumentando la distanza e perdendo di vista l'unità. La Santo Stefano affondò; la sua perdita era dovuta ad un'azione tattica basata sulla tradizione, oramai affermatasi, dei MAS e degli assaltatori della Marina italiana: attaccare ad ogni costo. L'azione vittoriosa di Rizzo superò, tuttavia, il successo tattico per assumere caratteri di chiara vittoria strategica: la fine della nave da battaglia fece fallire, infatti, il piano contro lo sbarramento di Otranto, influendo direttamente sulla battaglia del Piave e di Vittorio Veneto. L'equipaggio del Mas 15 era composto, oltre che dal C.C. L. Rizzo dal: Capo timoniere, Armando Gori; Motorista 2° classe Emilio Manfredi; Sc. Cann. Giorgio Varchetta; Fuoch.Salvatore Annaloro; Fuoch. Giuseppe De Fano; Torp. S. Eraldo Bertucci; Marò sc. Letterio Donato: Marò Francesco Bagnato. L'equipaggio del MAS 21 oltre che dal G.M.Giuseppe Aonzo dal: S. Nocchiere Luigi Rossi; Cann. s.c. Quirino Capuano; Torp. M. Bruno Santarelli; Torp. S. Lorenzo Feo; Fuoch. A.M. Giovanni Callipari;Fuoch. A. M. Ugo Tomat.
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